Pubblichiamo qui di seguito le riflessioni dell’Avv. Francesco Sama’, consigliere del Sindacato Avvocati e congressista a Rimini.

 

IL CONGRESSO NAZIONALE FORENSE DI RIMINI

Spunti e riflessioni di un esordiente

AVV. FRANCESCO SAMA’

Si è chiuso sabato scorso il XXXIII congresso nazionale forense di Rimini; un congresso che in qualche modo si può dire che abbia avuto una rilevanza epocale per l’avvocatura tutta, per la prima volta si è data infatti attuazione ad un previsione normativa in merito all’applicazione dell’art. 39 legge professionale del 2012, riguardante la rappresentanza dell’avvocatura nelle istituzioni, unico riconoscimento normativo nel panorama delle professioni intellettuali. Tema quindi di fondamentale importanza che tuttavia appassiona poco gli iscritti all’ordine.

Mi domando infatti come mai un tema cosi fondamentale per la categoria coinvolge cosi poco i colleghi, dal momento che per eleggere i delegati al congresso ha votato mediamente il 10-15% o poco più degli iscritti. La rappresentanza dell’avvocatura non potrebbe che uscire rafforzata laddove il Congresso vedesse eleggere i propri delegati con un percentuale di partecipazione al voto molto più alta di quella che in realtà è stata, nonostante che alle ultime elezioni il quorum sia stato sensibilmente più alto rispetto alle votazioni passate.

A mio parere una bassa percentuale di votanti, rende meno forte la rappresentanza, e quindi rende conseguentemente meno forte il congresso e l’organismo che dovrà eseguire i suoi deliberati. Sono convinto che la maggior parte dei colleghi, sopratutto i più giovani, non sa che cosa sia stato l’OUA né che cosa sarà il nuovo OCF né tanto meno le funzioni del Congresso. Questa purtroppo è una realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Se è vero come è vero che la rappresentanza politica dell’avvocatura è un argomento che non appassiona gli avvocati, che forse sono più interessati a problemi più concreti come la gestione dei processi e del proprio lavoro, è anche vero che senza un’adeguata forte e funzionante rappresentanza, continueremo a subire i provvedimenti normativi come se piovessero dal cielo senza che l’avvocatura possa esprimere una qualunque opinione autorevole.

La rappresentanza politica deve essere necessariamente il punto di partenza per fare migliorare l’evoluzione della nostra professione, lo strumento per mezzo del quale l’avvocatura può fare valere la propria voce con le istituzioni, e poter ottenere norme che più siano efficaci e funzionali al raggiungimento della tutela dei diritti fuori e dentro il processo, funzione sociale alla quale gli avvocati sono chiamati a rispondere.

Gli avvocati meglio di chiunque altro conoscono i problemi della giustizia italiana, sono dentro ai meccanismi giurisdizionali, meglio di ogni altro conoscono i clienti e le loro esigenze, e meglio di chiunque altro hanno la competenza per poter predisporre norme atte ad almeno tentare di risolvere gli annosi problemi della giustizia, in altra parole devono essere i protagonisti nella esenzione di disegni di legge che vanno a riformare il processo civile, il processo penale e le ADR, ispirandone i principi fondamentali. Per fare questo è necessario un Congresso forte ed un Organismo altrettanto forte che siano l’espressione di una più ambia fetta di elettori.

È fondamentale in questo senso il lavoro delle associazioni che rappresentano la parte politica dell’avvocatura più vicina alla base. Non possono che essere le associazioni gli strumenti attraverso il quale si può sensibilizzare l’avvocatura sulla importanza della politica forense quale mezzo per ottenere una più ampia e forte rappresentanza. Senza un voce autorevole che rappresenti l’avvocatura, la gravissima fase di difficoltà che sta vivendo la categoria, non accennerà a diminuire.

È vero che i problemi concreti della professione sono altri ovvero i cambiamenti epocali sociali che siamo costrette ad affrontare, il cambiamento totale della società che costringe l’avvocato a fare conti con una diversa prospettiva della professione, tra cui la cd degiurisdizionalizzazione è soltanto uno di questi cambiamenti. Ma proprio questi cambiamenti impongono alla categoria di fornirsi di strumenti normativi che devono necessariamente tener il passo. La nostra professione è da reinventare ed quindi fondamentale che si possa partecipare attivamente al suo processo evolutivo.

Fonti autorevoli hanno sostenuto che a condizionare il futuro della professione saranno fattori diversi dalla rappresentanza politica, verissimo, ma senza una rappresentanza politica forte e possibilmente unita, la voce degli avvocati non potrà essere mai ascoltata, e proprio oggi che è un momento di grande cambiamento culturale della professione è necessario che sia la professione stessa a contribuire nello scrivere le regole di questo cambiamento. Ma per farlo è necessaria una rappresentanza forte ed unita.

La delibera approvata al Congresso in qualche modo segna, come dicevamo, una svolta epocale nel mondo dell’avvocatura, tuttavia non sono mancate, sopratutto da parte delle Associazioni, critiche all’impostazione del nuovo regolamento congressuale e del nuovo Organismo che andrà a sostituirà l’OUA. Paradossalmente l’importanza di questo passaggio, sollecitato dall’art. 39 legge professionale, ha messo in secondo piano la natura politica del Congresso stesso, ovvero il dibattito relativo al tema congressuale, della Giustizia senza processo, tema di forte attualità è stato molto meno compartecipato ed discusso di quello relativo all’attuazione dell’art. 39.

Ma torniamo al nuovo organismo, rispetto ad OUA avrà un indipendenza economica, non ci sarà più il vecchio regime dell’incompatibilità, che di fatto sbarrava l’accesso ai consiglieri degli Ordini, determinando una frattura nel tempo che è stata forse una delle concause del fallimento dell’OUA, ovvero un’assoluta incomunicabilità tra CNF ed OUA appunto. È previsto inoltre che il nuovo OCF abbia un legame più diretto con il Congresso che diventa permanente e triennale, e con il CNF stesso il quale avrà il compito di finanziare l’organismo, sostenendone i costi tramite il contributo annuale dovuto dagli avvocati, Questa è senza dubbio un novità importante se si considera che un’ altra delle cause di fallimento dell’OUA è stata senza alcun dubbio la pressoché totale mancanza di risorse patrimoniali L’OCF avrà il compito di dare attuazione alla delibere congressuale in piena applicazione della art. 39, L. 247/12.

La rappresentanza in senso ad OCF sarà inoltre più snella rispetto a quella dell’OUA, i componenti del nuovo organismo saranno 51, prima erano 88, ed avranno il limite di due mandati consecutivi. Alcuni critici del nuovo organismo, pur nella consapevolezza del fallimento di OUA, sostengono che oggi il pericolo maggiore sia quello di aumentare in dismisura il potere del CNF, il quale mantiene la presidenza del Congresso, ne decide i temi ed in più può piazzare i propri consiglieri all’interno dell’organismo, con reale pericolo di fare venire meno un’effettiva rappresentanza, dal momento che il CNF non è eletto direttamente dagli avvocati ma dagli ordini, e quindi si rischia un reale sovrapposizione della rappresentanza istituzionale con quella politica, il tutto a svantaggio delle associazione. Si teme quindi che il nuovo organismo peschi in sostanza nello stesso bacino del CNF, ovvero gli ordini, creando un concreto rischio di cortocircuiti istituzionali.

Altri sostengono inoltre che questa, presunta forte ispirazione ordinistiche del nuovo organismo, potrebbe fare aumentare il distacco tra i vertici e la base dell’avvocatura, vertice che resterebbe sordo ai problemi reali e concreti dei giovani avvocati infra quarantacinquenni ed alle loro difficoltà quotidiane che non si sentirebbero cosi rappresentati da una generazione di avvocati che non si è mai confrontata con la crisi della professione.

Tali timori i sono legittimi e comprensibili, tuttavia è meno condivisibile una critica preventiva tout court, non resta quindi che aspettare l’elezione del nuovo organismo e sperare che ogni elemento che lo andrà a comporre sarà in grado di dare esecuzione alle delibere congressuali che tutelino tutta l’avvocatura e non soltanto una parte di essa, un cambiamento andava fatto, il legislatore lo chiedeva, speriamo che sia stato fatto quello giusto o per lo meno quello meno sbagliato, soltanto il tempo dirà se i dubbi saranno fondati oppure no.

Se i giovani vogliono fare sentire la loro voce all’interno del congresso, massima assise dell’avvocatura, è necessario che partecipino attivamente alla formazione del congresso stesso votando i delegati che più rappresentano i propri interessi. Nel frattempo se si hanno davvero a cuore i problemi dell’avvocatura tutta, non si può che augurare buon lavoro al congresso ed al nuovo organismo“.